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La portata
Il regime delle acque del Po è considerato composito con due massimi (primaverile e autunnale) e due minimi (invernale ed estivo) tra loro pressoché uguali. Nonostante i grandi scarti che si possono notare rispetto alla portata media (1560 m3/sec. alla foce), il deflusso delle acque si presenta regolare in condizioni meteorologiche normali.
La diversità di regime degli affluenti fa sì che l'importanza delle piene del Po venga smorzata ma quando le piogge cadono contemporaneamente su tutto il bacino con una certa intensità e durata, o si spostano da monte a valle, le piene possono diventare rovinose rompendo gli argini protettivi che ingabbiano il fiume da Valenza Po fino al mare per una lunghezza di circa 450 km.
Le esondazioni avvengono su tutti i territori rivieraschi del Po e dei suoi affluenti ma in modo maggiore verso il delta del fiume. A monte, colpisce soprattutto l'irruenza dei corsi d'acqua, dovuta alla forte pendenza e all'intervento eccessivo dell'uomo; a valle, colpiscono il sovraccarico e la forte pressione delle acque. Qui inoltre, il fiume corre pensile e la formazione di fontanazzi (all'esterno dei ripari) determina successivamente la rottura degli argini. Nell'autunno degli anni 580, 1438, 1928, 1951, 1994, 2000 e nella primavera degli anni 1872,1917, 1926, 1957, le piene ordinarie sono state esaltate da particolari condizioni climatiche. La portata del Po può crescere fino a 8900 m3/sec (Pontelagoscuro, giugno 1917) e a ben 12.800 m3/sec (Piacenza, nov. 1951).
Nel ottobre 2000, la portata del Po arrivò a più di 13.000 m3/s, (Piacenza) superando i livelli del 1951 già uguagliati nel 1994.